El barbastrejo
Qui la versione in dialetto
(Il pipistrello)
Toni e la Teresa erano due fidanzati di quelli
che avevano preso la cotta.
La Teresa, una bella ragazza, figlia unica, di quelle allevate nella
bambagia, aveva una paura maledetta dei topi: quando ne vedeva uno urlava tanto da
assordare chi le stava vicino e una volta, aprendo il cassettone sotto il focolare saltò
fuori un topolino e lei svenne.
Appena finita la guerra questi due ragazzi parlavano di sposarsi. Ma i
loro familiari, da entrambe le parti, non ne volevano sapere, volevano aspettare tempi
migliori, che almeno si sistemassero un po' i problemi causati dalla guerra in modo da
fare un matrimonio un po' da cristiani. Invece questi due morosi non volevano sentire
ragione: volevano sposarsi e ogni giorno nelle rispettive famiglie nasceva un battibecco.
La mamma di Teresa un giorno disse:
- Senti cara figlia, vuoi sposarti che ti manca più di mezza dote, ti manca questo, ti
manca quello, ti servirebbe questo e quello. Signore Benedetto, non so mica io! Come si fa
a sposarsi in queste condizioni?
La ragazza rispose, con arroganza, che tutto quello che mancava lo
avrebbe comprato dopo sposata.
I ragazzi erano diventati cattivi come due demoni; loro si volevano
sposare a tutti i costi, e per non litigare le due famiglie furono costrette a cedere e
lasciare che si sposassero. La nonna della ragazza disse:
- Che cosa volete mai, hanno il male della "maridarola" e quello, per guarirlo,
c'è una sola medicina. Il matrimonio.
Il primo sabato di luglio ci fu lo sposalizio. Fecero un rinfresco come
potevano e poi gli sposi partirono per il viaggio di nozze. Alla sera arrivarono in un
luogo dove dovevano passare la loro prima notte per partire poi, la mattina successiva,
per dove erano destinati.
A quei tempi gli alberghi erano come erano e per di più quello dove si
erano fermati loro era pieno di militari americani; così furono costretti ad
accontentarsi di una camera isolata al terzo piano.
Appena chiusa la porta cominciarono a spogliarsi per andare a letto, ma
si accorsero che in camera c'era un pipistrello.
La Teresa, appena lo vide, lanciò un gran urlo per la paura e, svelta
come un luccio, prese il copriletto e con quello si coprì tutta, si acquattò in un
angolo della camera e si chiuse a riccio. Toni, svelto anche lui, corse a spalancare le
finestre per farlo uscire; aspettò, provò a spegnere la luce, ma questo pipistrello
continuava a volare tranquillo per la camera. Allora Toni, saltato sopra il letto, con la
giacca cercava di colpirlo, ma quello si schivava sempre e di andare fuori dai piedi non
ne voleva sapere.
Visto che non combinava niente, suonò il campanello per avvisare
quelli dell'albergo, ma quello era rotto. Allora partì lui, ma era tutto buio, non
trovava le scale, nè gli interruttori della luce, e poi aveva riguardo per tutti i
militari forestieri presenti e così tornò in camera. La Teresa era sempre là accucciata
e piena di paura.
Al ragazzo non rimase altro che lottare ancora con il pipistrello con
la giacca e con i cuscini. "Maledetto schifoso" , pensava dentro di sè,
"se ti prendo ti faccio a pezzettini, ti mastico sotto i denti!"
Visto che la filastrocca seguitava Toni disse:
- Senti Teresa. Io vigilo sul pipistrello, tu a gattoni vieni a letto, ci mettiamo tutti e
due sotto le coperte, spegnamo la luce, e lui, lascialo girare finchè vuole.
- Cos'hai detto caro? No, no, io ho paura, e poi sotto le coperte potrebbe venire anche
lui.- E dicendo così, la ragazza, per sentirsi più sicura, si tirò addosso la sedia che
aveva lì vicino.
- Ma no! - disse il ragazzo - sotto le coperte non viene mica lui! Sta sicura, non fa
niente. I pipistrelli non hanno mai fatto male a nessuno, e poi qua ci sono io!
Toni diventava sempre più nervoso, e digrignava perfino i denti, gli
era venuta la tentazione di prenderla in braccio e metterla a letto, ma aveva capito che
sarebbe stato peggio. Provò a convincere la moglie a venire a letto altre cinque-sei
volte - Teresa, andiamo a letto, andiamo, vieni - ma lei non lo ascoltava neppure e si
stringeva sempre più il copriletto addosso.
Per finirla, la Teresa passò tutta la notte rannicchiata nell'angolo
con il mento sulle ginocchia e non chiuse mai occhio; il pipistrello continuò a volare in
cerchio tutta la notte e a Toni, contro la sua voglia, non rimase altro che fare la veglia
ad entrambi.
Alla mattina il pipistrello era sparito, e loro dovettero fare in
fretta le valige per prendere il treno. La Teresa, che non aveva dormito neanche le due
notti prima, per la voglia di sposarsi, aveva due calamari agli occhi e una cera da
"cagaineto" (infermo) che sembrava dissotterrata, e Toni era del colore
dell'erba cotta.
Il portinaio dell'albergo, come vide uscire questi due sposini disfatti
e malmessi che camminavano un po' traballando, li guardò da sotto a sopra con due occhi
pieni di meraviglia e di malizia. Dentro di sè pensò a quello che pensò. Di sicuro non
ai pipistrelli.
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